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Frazzanò

Frazzanò

Il Comune di Frazzanò è adagiato su uno dei più suggestivi crinali dei Nebrodi, tra corone di monti lussureggianti di vegetazione mediterranea, da dove si gode un panorama dei più vasti ed incantevoli, sul mare lontano le isole Eolie fanno da corona all’orizzonte. Le origini di Frazzanò così come quello di altri paesi limitrofi, sono legate all’occupazione araba in Sicilia. La tradizione popolare vuole, infatti, che intorno all’anno 860 un gruppo di fuggiaschi della distrutta città di Crastus, pressati dai saraceni trovarono rifugio sulle montagne e diedero origine all’abitato. Ciò nonostante la cittadina cadde ugualmente sotto il dominio arabo dal quale venne successivamente liberata dai Normanni. Il suo nome trarrebbe origine dalla parola dialettale “Frazza” che significa faggio. Di particolare interesse fra gli edifici sacri che abbelliscono Frazzanò: la Chiesa Madre, dedicata a Maria SS. Annunziata. Il prospetto, di stile barocco, è lavorato in marmo locale. Sul timpano della porta maggiore è scolpita l’Annunziata, fra San Pietro a sinistra e San Paolo a destra. La Chiesa fu, poi, lentamente ingrandita fra il 1570 e il 1710 sotto il regno di Amedeo II di Savoia. Nell’interno, sull’altare maggiore, si leva per un’altezza di circa otto metri un tabernacolo tutto scolpito e rivestito finemente a foglie d’oro. Il tabernacolo è opera dello scultore Filadelfio Allò. L’opera è di stile barocco lo stesso stile conserva negli stucchi del 1765 dell’abside e della navata maggiore. La chiesa conserva pregevoli quadri settecenteschi. Nella parte bassa dell’abitato sorge un’altra chiesa anch’essa di stile barocco, dedicata a San Lorenzo Confessore e risalente al 1600. L’interno, oltre ad alcuni pregevoli quadri del 1660 e del 1700, conserva le venerate reliquie del Santo e la statua in legno dello stesso Santo, scolpita da Filadelfio Allò nel 1686. Due km fuori dal paese, una deviazione sulla destra conduce al Monastero Basiliano di San Filippo di Demenna o di Fragalà, uno dei più eminenti tra i monumenti medioevali dei Nebrodi. Fondato intorno al VII secolo e sopravvissuto alla dominazione musulmana, fu ricostruito “dalle fondamenta” negli anni della conquista normanna dal Gran Conte Ruggero e abitato fino al 1866 dai monaci benedettini.
Con una popolazione di circa un migliaio di unità e con un economia che spazia dall’artigianato, al bracciantato agricolo, sino alla presenza di qualche fabbrica di trasformazione tessile, il piccolo centro è ben conservato, e ben si presta ad accogliere un turismo legato agli aspetti culturali.